
Il Castello di Balsorano,
che si trova sulla sinistra del fiume Liri, è situato ad un’altezza di 430 metri sul livello del mare, è uno dei pochi scampato alla furia dei barbari. Meta di turisti italiani e stranieri già da epoca antica, ricorda tra i visitatori illustri, anche Alessandro Dumas figlio, che rimase particolarmente colpito dalle bellezze di questa fortezza.
Il Castello di Balsorano, come quasi tutti gli altri castelli medievali, ha origini oscure ed una storia lugubre che pare legenda.
Un vassallo della corona di Napoli ne fu il primo proprietario e feudatario delle terre circostanti fino a quando, intorno al 1465, la contea di Celano fu assegnata dal Pontefice Papa Pio II Piccolomini con l’aiuto e i contributi del re di Napoli Ferdinando I d’Aragona a suo nipote Antonio Piccolomini.
Ad Antonio Piccolomini, cui il Castello deve gran parte del suo valore artistico e della sua conservazione, successero altri quattro conti con il nome di Alfonso appartenenti alla stessa famiglia e dopo il terzo e il quarto Alfonso, fu conte di Celano e barone di Balsorano Innico Piccolomini la cui unica figlia ed erede Costanza sposò, con apostolica dispensa, Alfonso V Piccolomini, suo cugino. Vendette il feudo di Balsorano allo zio Giovan Carlo Silverio Piccolomini.
Intorno al 1700 la famiglia dei baroni Piccolomini si estinse e la baronia di Balsorano passò sotto il dominio del barone Testa, nobile romano i cui discendenti si apparentarono nuovamente con i Piccolomini fino a quando, nel 1850, il castello e le terre furono vendute al possidente francese Carlo Lefebvre, fondatore dell’industria meccanica della carta nella Valle del Liri, il quale per aver promosso le industrie del Liri, nel 1854 fu nominato conte da Fernando II di Borbone.
Il Castello e le terre circostanti, dopo la morte di Carlo Lefebvre passarono al figlio Ernesto e poi ad Illan, figlio dei defunti coniugi Flavia Lefebrve e don Pedro Alvarez de Toledo, che spese rilevanti somme per abbellire il Castello di Balsorano che subì però gravissimi danni a seguito del terremoto del 1915. Il Governo nazionale, geloso custode dei monumenti storici fu largo di aiuti e contribuì alle spese delle riparazioni e dei restauri.
Quando la moglie di Illan, una delle più belle ed affascinanti donne dell’alta aristocrazia parigina, decise di trasferirsi a Parigi, il Castello e le terre, ormai solo quelle circoscritte al territorio di Balsorano, vennero acquistate dal comm. ing. Ettore Zannelli, nato in Abruzzo e residente a Terracina unitamente al genero cav. Avv. Giovanni Fiastri, patrizio emiliano residente a Roma.
Il Castello è stato successivamente ceduto alla Società Castelli d’Italia r.l. che oggi ne cura la gestione dell’albergo Ristorante dove è possibile gustare la cucina tipica abruzzese.
DESCRIZIONE
Il Catello di Balsorano ha una pianta pentagonale irregolare ed ogni angolo è munito di un poderoso torrione circolare.
La torre più alta è quella quadrata con mensole in pietra ed arcatelle in laterizio mentre le altre torri circolari hanno la stessa altezza del muro di cortina. Un toro in pietra segna la fine della rastremazione di ciascuna torre.
Piccolissime bifore, semplici finestre, soggette pensili sono dislocate un po’ ovunque.
Notevole è la somiglianza fra questi elementi architettonici e quelli conservati sulle facciate del Castello di Celano; del resto il sistema tecnico adoperato dalle maestranze di Celano si incontra in tutti i castelli Piccolomini che hanno una nota inconfondibile rappresentata dall’elemento decorativo, di quella parte ornamentale che ciascun castello possiede per rendere il suo aspetto meno severo.
Al suo interno da sottolineare l’importanza della camera da letto che, nel trecento aveva pochi mobili in gotico puro e nel secolo XV si arricchì di un arredamento lussuosDa ammirare la coperta in seta che riproduce lo stemma dei Piccolomini - D’Aragona con una croce, cinque mezzelune e dei pali con gigli, segni di cavalleria di parte guelfa.
o, sia per il rinascimento delle arti decorative, sia per l’influsso che ebbe nella società feudale la dama, lasciata signora assoluta della casa del feudatario. Così le pareti della camera furono rivestite di seta, il letto baronale in legno è sormontato da un baldacchino sostenuto da quattro colonnine.